Androni-Sidermec, Gianni Savio: “Siamo all’inizio dell’era Bernal: non è solo forte, ma anche molto intelligente”
Gianni Savio parla sempre con grande affetto di Egan Bernal. Il manager dell’Androni Giocattoli-Sidermec è stato lo scopritore del grande talento del colombiano, a cui ha fatto firmare il primo contratto da professionista nel 2016. Dopo due anni ad altissimo livello con la formazione Continental Pro italiana, il sudamericano ha scelto di firmare con il Team Ineos, corazzata britannica che gli ha permesso un’ulteriore crescita esponenziale. Tanto da permettergli di trionfare al Tour de France 2019, all’età di 22 anni. Probabilmente solo l’inizio di una grande carriera.
Savio ha speso parole al miele per il suo ex corridore, di cui ha parlato in un’intervista a Esciclismo: “Il miglior ciclista che io abbia avuto è senza dubbio Egan Bernal. Mi è stato proposto da un manager, che mi parò di un campione. In quel momento cercavo uno scalatore. Quando l’ho visto per la prima volta era un ragazzino, ma mi hanno inviato i valori dei suoi test e ho visto che era speciale. Lo avevano proposto anche ad altre squadre World Tour, ma non si decidevano. Così quando ho visto i test, e soprattutto dopo averci parlato, ho voluto che firmasse per me. Già a 19 anni lottava contro ciclisti esperti e dicevo ai giornalisti che erano lì di prendere nota del suo nome, perché sarebbe arrivato sul podio di un Grand Tour. È un corridore completo, non solo uno scalatore. È forte a cronometro e a 19 anni aveva già un equilibrio psicologico di un trentenne. Sapeva ciò che voleva“.
Il manager della formazione italiana si è poi spinto in una previsione più decisa: “Penso che sia iniziata l’era Bernal. Non è solo forte, è anche una gran persona. Non ha solo talento fisico, ha anche una grande intelligenza e sensibilità. Mi ricorderò sempre il giorno in cui mi ha detto che si trovava bene con me, ma che voleva andare nella squadra più forte per vincere. Gli ho detto che andava bene. Avrei potuto guadagnare di più per lui, ma non faccio questo lavoro per denaro. Avrei potuto tenerlo un anno in più, ma se lo avessi fatto non avrebbe potuto vincere il Tour. Nel primo anno con la Sky è stato intelligente, si è messo al servizio di Chris Froome e Geraint Thomas, per lavorare per loro. Quando l’anno dopo è caduto prima del Giro ed è dovuto andare al Tour, è successo il problema a Froome, che non ha potuto andare. Lì aveva già la fiducia di tutta la squadra per essere il leader e vincere. Con la nostra squadra avrebbe potuto fare podio al Giro, ma non al Tour“.
Infine Savio ha speso qualche parola per José Rujano, venezuelano portato da lui nel grande ciclismo. Lo scalatore, terzo classificato al Giro d’Italia 2005, è tornato ad alti livelli a 37 anni, come ha mostrato alla Vuelta San Juan 2019: “Ha un talento cristallino. L’ho portato in Italia e l’ho visto crescere poco a poco, al Giro d’Italia è arrivato terzo. Andava forte a cronometro, aveva un corpo unico per la bicicletta. Ma il suo tempo ormai è passato. Con la testa che ha adesso sarebbe stato un campione, ma quando era il suo momento non l’ha avuta“.
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